Disturbi dell'umore, disturbi depressivi e depressione.


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I disturbi dell'umore, disturbi depressivi o comunemente chiamati "depressione" racchiudono tutta una serie di malesseri emotivi, cognitivi e fisici che comportano un abbattimento del tono umorale.

30/01/2020 | 16:00

Disturbi dell’umore e depressione.
I disturbi dell’umore, disturbi depressivi o comunemente chiamati “depressione” racchiudono tutta una serie di malesseri emotivi, cognitivi e fisici che comportano un abbattimento del tono umorale.
Per umore si intende il nostro normale temperamento eutimico, le nostre caratteristiche di vita emotiva, ognuno di noi ha uno stato d’animo emozionale: c’è chi è maggiormente festoso, chi è più chiuso, chi parla poco, chi è esuberante, chi è molto sensibile, chi si intristisce per poco e così via.

Le cause di questo “MOOD” per dirla all’inglese, posso essere di origine biologica o legate alla struttura di personalità della persona, alle sue esperienze affettive infantili e di vita.
                               ATTENZIONE A QUELLO CHE LEGGETE SU INTERNET.
La depressione può essere considerata una patologia quando provoca un profondo malessere nella persona che la vive. Quando interferisce con le normali attività della persona, quando perdura da molto tempo, più settimane o mesi, influenzando i rapporti sociali, i legami familiari o sentimentali, l’accudimento dei figli. Quando provoca insomma, ripercussioni sul lavoro, rallentamenti o blocchi in tutti gli altri ambiti della vita del soggetto.
Capita a tutti di tanto in tanto di sentirci giù, tristi, abbattuti, stanchi, sconfortati o scoraggiati, anche per più giorni. ATTENZIONE, questa non è per forza depressione, si può parlare di un calo dell’umore che, se perdura per più settimane può portare ad un episodio depressivo ma NON E’ DEPRESSIONE.

Spesso quando accade si usano frasi come: “Sono depresso” “E’ il mio periodo depressivo”, ecc. Se non si è depressi, perché ripeterselo allora? Sarebbe il caso di usare formule più “soft” tipo appunto: “Mi sento triste”, malinconico, demoralizzato, ecc.
Esistono tante forme depressive, a seconda della durata, dell’intensità e dei sintomi, non mi soffermerò ad elencarle. Non elencherò nemmeno i sintomi perché sono davvero tanti, a seconda delle forme depressive.

Wikipedia offre una catalogazione ben fatta e attendibile, volendo si può approfondire in quella sede.

E’ importante conoscere bene i sintomi per fare un’attenta diagnosi, spesso si leggono cose su internet e ci si ritrova all’improvviso depressi, ansiosi, borderline, schizofrenici senza averlo mai saputo e spaventandosi molto.
Nel caso dei disturbi dell’umore ad esempio, sintomi opposti come dormire tanto o dormire pochissimo, mangiare tanto o non mangiare, fare tante cose o chiudersi in casa, possono essere contemporaneamente sintomi depressivi. Possono esserci tutti e nessuno di essi, possono esserci sintomi fisici e non. A volte persone realmente depresse non si accorgono di esserlo mentre altri invece ne sono convinti, si sentono destinati ad una vita da depressi quando invece non lo sono.
La depressione si può manifestare in modo più o meno grave. Alcuni presentano sintomi depressivi, legati a specifici periodi di vita. Altri si sentono così depressi da non riuscire a svolgere le normali attività quotidiane. Le forme serie si presentano con più sintomi, una maggiore intensità e durata nel tempo, una maggiore compromissione delle normali attività quotidiane o sociali.
Non è necessario avere tutti i sintomi per diagnosticare una depressione, spesso invece, possono esserci molti sintomi e non si è depressi, si crede di esserlo.
E’ importante perciò, un attenta diagnosi fatta da uno specialista per capire se quindi si sta vivendo un normale calo dell’umore, un periodo di tristezza o se si tratta realmente di un disturbo depressivo, evitate le diagnosi self service. Spesso si è sicuri di essere depressi, ci si preoccupa, si sta ancora più male quando invece si può scoprire grazie, al consulto con uno psicologo, che i sintomi depressivi erano la conseguenza di qualcos’altro e non un disturbo depressivo vero e proprio.
La depressione si può curare, SI PUO’ GUARIRE, a seconda della gravità e delle sue caratteristiche, si può stare molto meglio già dopo poche sedute. Se il caso è grave e se il terapeuta lo ritiene opportuno, si può suggerire anche una terapia farmacologica di supporto, per alleviare i sintomi più acuti, quelli più spiacevoli, almeno solo all’inizio.

Di solito chi soffre di depressione ha tutta una serie di credenze e convinzioni (sempre negative) sul futuro, sul suo presente, sul passato o sugli altri.

Esempi: “Non valgo niente”, “Sono un fallimento”, “Non merito niente di buono”, " Non sono amabile", "Sarò sempre solo", ecc.
Arrivano poi quelli che io chiamo: “pensieri tossici automatici”, dei pensieri spontanei che passano per la mente magari ad ognuno, sui quali però non ci si sofferma più di tanto. Le persone soggette a depressione invece indugiano su questi pensieri, li alimentano, rimangono letteralmente bloccati sul proprio rimuginare o sulle conclusioni assurde e pessimistiche a cui sono giunti.

Si creano quindi dei circoli viziosi, delle lavatrici mentali perseverative, pensieri a vortice nei quali le persone rimangono intrappolate e che mantengono l’umore e l'energia costantemente bassa.
I pensieri possono influenzare le emozioni.
Gli stati d’animo e i pensieri negativi rallentano il funzionamento dell’individuo in modo globale, il comportamento ne rimane influenzato: si esce di meno, non si vedono le altre persone volentieri, non si riesce a lavorare, si rimanda, non si fanno nuove esperienze, ecc.

Appare ovvio che agendo in questo modo, il comportamento a sua volta, influenza le emozioni e i pensieri, ci si sente ancora più tristi perché non si è usciti, perché non si lavora, perché non si fanno esperienze stimolanti e gratificanti.

Ancora, si comincia a pensare cose del tipo: “Non mi sono fatto viva per tanto tempo cosa penseranno di me”, “Non voglio che mi vedano in questo stato”, “Non voglio essere commiserato”, “Rovinerò la serata a tutti è meglio stare a casa”, “Che lo faccio a fare tanto ormai non ha senso”.

In alcuni casi la depressione ha un’origine prettamente neurofisiologica, ci troviamo in presenza di alterazioni di vari neurotrasmettitori, la quale può influenzare l’umore. Ciò non vuol dire però che chi subisce questa alterazione è destinato ad essere depresso. Non sono indispensabili i farmaci, almeno non nei casi gravi e non per sempre, un’adeguata psicoterapia può modificare questa carenza, le connessioni sinaptiche possono essere rimodulate e modificate dall’acquisizione di nuovi modi di pensare, comportamenti e da emozioni più piacevoli.

La mente può modificare le interconnessioni neuronali proprio perché i pensieri e le emozioni dipendono da esse.


Nessuno quindi, è destinato dalla genetica, da Dio o da altro a essere depresso per sempre, si può cambiare, si può stare meglio. Molti non riescono semplicemente perché inconsciamente non vogliono o non si sentono pronti. Una depressione infatti può avere altri scopi, portare molti vantaggi: non impegnarsi, mantenere legami di attaccamento, attirare l’attenzione, manipolare gli altri, evitare di crescere, di diventare adulti o autonomi, non prendersi le propria responsabilità, gestire una rabbia inconscia, delegare gli altri a fare le cose, evitare il senso di colpa per qualche errore commesso e tanti altri.

Pochi lo riescono a capire e riescono a guardarsi dentro con sincerità, la maggior parte dei sofferenti trova scuse: “La malattia mi blocca” “Non c’è nulla da fare è genetico” “La terapia costa troppo”, “Non riesco a guidare”, “Non serve a niente”, “E’ inutile raccontare i fatti miei”, eccetera eccetera.
                                               
Sono queste le vere resistenze, strategie apprese involontarie che ostacolano il processo di guarigione, sono questi i veri freni del depresso e non la depressione, sono questi i blocchi spesso inconsapevoli che creano sì sofferenza, ma permettono al soggetto di costruire su misura, la sua personale gabbia dorata.

Importante sottolineare che casi ripetuti, intensi o perduranti di sintomatologia depressiva traggono origine da schemi di funzionamento della personalità del soggetto: Schemi interpersonali maladattivi, Modelli operativi interni. Sono copioni di funzionamento mentale, emotivo, fisico e comportamentali che in modo procedurale mettiamo in atto da sempre e che, nell'immediato ci danno sollieveo, ma che ci allontanano sempre di èiù dalla soddisfazione dei nostri bisogni, deisderi e obiettivi più importanti. Se non si riconoscono, comprendono e modificano questi meccanismi, i sintomi depressivi possono anche alleviarsi o scomparire, ma prima o poi nel corso della vita sono destinati a ricomparire.