Disturbi di Personalità: "Se io sto male, allora stiamo tutti male"
Quando provi ansia, ti senti depresso, triste, hai timori ipocondriaci o pensieri spiacevoli, ossessioni intrusive e ne parli con qualcuno, molto spesso la risposta che ti arriva è: “E’ solo nella tua testa”, “Sono tutte tue pippe mentali”, “Sono solo film che ti stai facendo tu”, “Non ci pensare”, ecc.
Bene, sarà pur vero che le cause che hanno portato a quel malessere che provi non sono reali, ma il malessere è reale eccome. Se provi ansia perché hai mal di pancia e pensi al cancro, forse è davvero solo un mal di pancia, ma il terrore è reale come se avessi veramente il cancro. Se credi davvero di essere bocciato a quell'esame anche se studi da 3 mesi è molto probabile che prenderai un 30, ma l’ansia che provi è forte e reale.
Questo gli altri (amici, genitori, partner, ecc.), molto spesso fanno davvero tanta fatica a capirlo, e in seguito alle loro risposte “invalidanti” succedono due cose.
La prima è che ti senti ancora più solo e non capito, anche forse giudicato, trattato con superficialità, non visto, proprio da coloro dai quali ti aspetti conforto e cure.
La seconda, è che gli altri diventano con-causa del tuo malessere. Proprio così, il disagio che provi tu, esce per così dire fuori dalla tua testa (come dicono loro) e si espande all'interno della relazione. Il disagio non è più individuale ma relazionale, la relazione anziché sostenerti ti peggiora, e anche la relazione stessa di conseguenza si incrina e ne soffre.
Questo capitava ogni volta in cui non ti sentivi capito dai tuoi genitori, dai maestri di scuola, dai partner e ancora oggi quando in un certo senso ti aspetti già che gli altri avranno lo stesso atteggiamento subito nel passato. A volte anche con uno sguardo, una parola, una frase detta o non detta. Spesso gli altri ti fanno anche sentire umiliato, in colpa, inadeguato o solo, e sembra che il problema sia solo tuo, che il disturbato sia tu.
Non è così, non è solo nella tua testa, non sei un malato immaginario, è la relazione che è disturbata. Certo, molto spesso potresti rappresentarti gli altri invalidanti anche quando non lo sono, ma molto spesso lo sono davvero, e a soffrirne sei solo tu (almeno in apparenza).
In realtà ci soffrono anche loro, anche se non ne sono pienamente consapevoli, spesso usano la rabbia e il disprezzo come risposta adattiva, ma anche la rabbia e il disprezzo sono dolorosi.
Un disturbo (o disagio) mentale non è mai solo individuale, è sempre un disturbo di relazione: relazione familiare, relazione genitore-figlio, relazione sentimentale, relazione amicale, relazione tra colleghi, tra vicini di casa, ecc. Quasi sempre trova origine in una passato relazionale doloroso o insufficiente a soddisfare i tuoi bisogni di riconoscimento, cura, amore, autonomia, valore personale, ecc. Questo ti porta a credere che l’altro, anche nel presente, non potrà mai soddisfare questi tuoi bisogni, tu ci soffri e sviluppi stati interni dolorosi che generano ansia, depressione, DOC, disturbi di personalità, ecc.
Ma quando davvero l’altro non ti riconosce, non vede i tuoi bisogni allora il disturbo non è più solo tuo, è anche delle persone che frequenti e dei luoghi, degli ambienti e dello spazio in cui ti muovi.