Fare lo Psicoterapeuta oggi, ma ne vale davvero la pena


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Se decidi di fare questo lavoro, devi conoscere tutta una serie di controindicazioni, svantaggi, oneri fisiologici, a cui inevitabilmente, più o meno, andrai incontro. Tutte cose ci cui si parla poco oppure “NONCIELODICONO!!!”

26/09/2025 | 10:49

Fare lo Psicoterapeuta oggi, ma ne vale davvero la pena?

Se decidi di fare questo lavoro, devi conoscere tutta una serie di controindicazioni, svantaggi, oneri fisiologici, a cui inevitabilmente, più o meno, andrai incontro. Tutte cose ci cui si parla poco oppure “NONCIELODICONO!!!”

1-Probabilmente, se lavori nel privato, non arriverai mai a prendere una pensione decente. Dunque, se inizi giovane (30-35 anni), e non hai altre fonti di reddito o patrimoni familiari, attiva subito qualche forma pensionistica integrativa o cose del genere. Io se decidessi di andare in pensione a 68 con 1500 al mese dovrei versare per i prossimi 20 anni circa 1000 euro al mese di contributi (vedi immagine allegata a destra). Praticamente devo scegliere tra una pensione minima o sfamare i miei figli.

2-Non esistono ferie pagate, tredicesime, quattordicesime e la malattia viene pagata irrisoriamente, solo se dura più di 7 giorni. Il pagamento, se la documentazione è regolare, arriva dopo circa 3 mesi, salvo esaurimento fondi di ENPAP, la nostra cassa di previdenza. A marzo sono stato fermo 13 giorni per un problema di salute abbastanza serio, ENPAP mi ha rimborsato 196 euro, 15 EURO AL GIORNO!!!

3-Da considerare poi il “rischio d’impresa” determinato dalle sedute saltate o dalle interruzioni di terapia (drop-out). Certo, qui c’è tutto il discorso sull’alleanza terapeutica, verissimo, ma se hai pazienti molto destabilizzati (soprattutto a inizio terapia) oppure gira un virus e i pazienti ti avvisano omuqnue 24 ore prima, ti saltano 3-4 seduta in una settimana, i conti non tornano più, nessuno ti rimborsa.

4-Ricorda che per fare bene questo lavoro, per farlo seriamente, sono necessari studio e aggiornamenti costanti, per tutta la vita. Questo perché oggi, nel 2025, la psicologia non è più una disciplina umanistica come fino a qualche decennio fa. Oggi la psicologia è una scienza medica o quantomeno una “scienza della mente, delle emozioni, del cervello e del comportamento”. E’ guidata non più dall’intuito personale del terapeuta o dalle sue interpretazioni (gravissimo chi ancora lo fa), ma dai progressi della ricerca sulla clinica, sulle neuroscienze e sui trattamenti dimostrati come efficaci nel medio e lungo termine. Oggi la ricerca progredisce in modo esponenziale, i lavori si susseguono incessantemente e i terapeuti attenti cercano di stare al passo, di aggiornarsi e di selezionare gli ambiti di cui occuparsi. Infatti…

5- …non si può essere tuttologi. Toglitelo dalla testa! Abborro quei colleghi e colleghe che seguono contemporaneamente bambini, coppie, disturbi di personalità, persone con dipendenze, anziani, DCA e tutto il DSM-5 (Anni fa una collega testualmente mi disse: "io prendo tutti e i parenti di tutti"). Un pò l’ho fatto anche io a inizio carriera (sbagliando) ma ho smesso subito: “nun se po' fa”. Siate onesti con voi stessi e con i pazienti. Questo lavoro non è una missione ma è impegnativo, devi specializzarti in qualche ambito specifico e studiare costantemente. Anzi, ritengo che chi non studia, non fa supervisione, non si mantiene aggiornato/a, non legge articoli o libri recenti, non fa parte di una rete di colleganza attiva e scientificamente stimolante non può lavorare in modo serio e onesto. Se invece vuoi “giocare” a fare questo lavoro allora indossa pure il camice bianco (ho visto anche colleghi con lo stetoscopio nello studio).

6- Altro onere è che dopo una lunga giornata lavorativa più o meno faticosa, bisogna rispondere ai messaggi dei pazienti, a volte richiamarli, magari proprio mentre stai per entrare in doccia o stai per cenare. Certo, ci sono degli accordi presi, sulla base di essi si può rispondere più tardi o in alcuni casi anche il giorno successivo, ma bisogna rispondere (o richiamare) sempre. Anche quando sei in ferie, anche a Natale, magari non rispondi il 25 dicembre a ora di pranzo, ma dopo qualche ora lo devi fare, magari non rispondi il 15 agosto mentre stai nuotando tra la barriera corallina, sei inseguito da un orso in Trentino, ti è appena arrivato lo spritz ma, prima o poi anche il 15 agosto, devi rispondere. Questo è il nostro lavoro. Perché i pazienti gravi scompensano, e almeno a inizio terapia, noi dobbiamo esserci.

7- Altro aspetto da accettare è che oltre un certo tetto di guadagno non puoi arrivare. Non è un lavoro che ti fa arricchire. Vedo molte studentesse o colleghe (anche maschi) guidate dal sistema agonistico, vorrebbero guadagnare come certi medici specialisti, avvocati in carriera, consulenti finanziari di successo, ecc. NON E’ POSSIBILE. Anche nella malsana ipotesi che tu veda 10 pazienti al giorno, 5 giorni a settimana a 100 euro a seduta non potrai mai guadagnare quanto un notaio, un cardiologo o un ginecologo affermato. Certo, alcuni colleghi di successo tengono corsi a pagamento, hanno più gruppi di supervisione o insegnano nelle scuole di specializzazione. Ma questi sono quelli bravissimi, sono i Cristiano Ronaldo o i Sinner della Psicologia, casi rari. Per arrivare a questi risultati hanno passato albe a studiare per 20 anni e pubblicato decine e decine di lavori.. E comunque, guadagnano meno di un loro equivalente dello stesso prestigio, ma di altra disciplina.

8-Non sei tutelata/o in nessun modo dall’Ordine degli Psicologi sulla concorrenza sleale. Il CNOP NON FA ASSOLUTAMENTE NULLA. Ci sono tante colleghe (anche maschi) con tratti schizotipici che vogliono curare i DP non sapendo manco cosa siano, con le discipline “mistolistiche”, i chakra, i bagni di luna, il pendolo, la voce degli angeli, la radioestesia bioenergetica e chi più ne ha più ne metta. Stiamo assistendo a un preoccupante fenomeno in ascesa negli ultimi anni che sta anche rallentando gli sviluppi della scienza clinica: operatrici olistiche di varia tipologia (dalle massaggiatrici cosmiche alle maghe) che per formalizzare le loro sciagurate pratiche prendono la laurea in psicologia on-line e si iscrivono all’Albo. Le università e l’Ordine se ne fregano, per loro sono soldi che entrano. A farne le spese sono chi lavora in modo serio, in scienza e coscienza ma soprattutto i pazienti (me ne sono arrivati vari devastati da queste pseudo-colleghe che creavano ambienti tipo sette e facevano terapia con bizzarri rituali, anche di gruppo). Discorso simile per gli adescatori di clienti sui social che ti promettono di eliminare l’ansia in 3 sedute con un metodo infallibile (se si elimina l’ansia moriamo entro la fine della giornata), chi pontifica contro i narcisisti tossici e chi segue, magari in buona fede, degli orientamenti francamente desueti e inefficaci, non entro nello specifico ma locuzioni come: “ombra”, “inconscio”, “bambino interiore”, “soggetto diviso”, “pulsione”, sono anacronistici e inopportuni, “nun se possono sentì”.

9- Tieni conto delle caratteristiche del nostro lavoro, siamo soli per 50 minuti alla volta e per molte ore al giorno in una stanza con un quasi sconosciuto che non fa parte della nostra vita privata, dovendo essere autentici e genuini. Oltretutto col telefono silenziato, quindi se accade qualcosa a un tuo caro o San Marino dichiara guerra alla Russia, lo saprai solo a fine seduta, siamo tagliati fuori. Ancora, non puoi tornare a casa e raccontare cosa ti è successo a lavoro (pazienti con gravi forme di sofferenza, oppure oppositivi, sfidanti, svalutanti che inevitabilmente ci attivano). I nostri cari non potrebbero capire, oltre al discorso del segreto professionale. La “solitudine del setting” è silenziosa, insidiosa e può essere pesante. E’ necessario gestirla non solo con la psicoterapia personale ma anche con intervisioni e supervisioni regolari, coltivando una rete in modo calendarizzato, mantenendo uno stile di vita soddisfacente e quando possibile, lavorare in equipe in uno studio condiviso.

10- Il futuro: è imprevedibile, futuro può essere tra 10 anni ma anche tra 1. Ormai il tempo è velocissimo. Già oggi schiere di adolescenti fanno “autodiagnosi e autoterapia” con AI o APP che offrono supporto psicologico h24 a pochi euro al mese. L’aspetto negativo è che chi si rivolge a tali sistemi può stare meglio nell’immediato (le risposte di AI sono quasi sempre sensate) ma non arriverà mai a una guarigione o quantomeno ad un’adeguata recovery (stabilizzazione dei sintomi e mobilitazione delle parti sane). Senza considerare le autodiagnosi sbagliate (L’ADHD ne è un esempio). L’aspetto positivo (per noi PSI e per i pazienti) è che nessuna AI o APP (per ora) può sostituirsi alla psicoterapia. Il supporto psicologico è una cosa, la psicoterapia è tutt’altro: attenzione specifica alla dimensione intersoggettiva, “marcatura contingente” costante, condivisione in seduta di tecniche e pratiche esperienziali, riportare in uno spazio relazionale sicuro episodi narrativi dolorosi, sperimentare momenti di connessione empatica, comprendere il proprio funzionamento, fare passi sempre più decisi verso la riduzione della sofferenza, miglioramento delle relazioni e raggiungimento dei propri bisogni, desideri e scopi, questo e tanto altro è psicoterapia.

Ma allora perché fare questo lavoro, perché lo fai?
Perché mi piace, ma non è solo questo, è il mio lavoro, l’ho scelto e nel bene e nel male me lo faccio piacere. Come? Io ho le mie strategie, tu devi sviluppare le tue.

E’ il lavoro più bello del mondo? Mah, non lo so, non credo, ci saranno altri lavori più belli, vitalizzanti o appaganti ma c’è anche di peggio.

E’ il lavoro a cui sono “destinato”? No no, assolutamente, l’ho scelto a 13 anni e me lo tengo stretto. Forse sarei stato più bravo a fare il barbiere, il muratore o l’insegnante, chi lo sa, questo forse vale per tutti, anche per Maradona o Freddie Mercury.

Perché allora questo post? Perché voglio rilanciare la mia immagine social? Per nulla, avrei dovuto parlare di resilienza, dei miracoli dell’EMDR, dei narcisisti tossici o scrivere frasi motivazionali di psicologia positiva. Perché voglio fare retorica autunnale o psicopopulismo da psicoinfluencer? Nemmeno, detesto tutto questo (“Voi che siete capaci fate bene ad aver le tasche piene e non solo i …” cit.). Sono semplicemente riflessioni che mi porto dentro da tempo e che volevo condividere, così come condivido la musica o l’arte che mi piace.

Inoltre vedo quotidianamente in giro tanti “psicodeficenter” pseudociarlatani psicolistici che svendono, stuprano e danneggiano la nostra professione. Il rischio è che la psicologia clinica e la psicoterapia si trasformino in pseudoscienze. Si stanno mercificando, stiamo diventando come “temu” e “shein”. Decenni fa c’erano quelli che io chiamavo “psicologi da giornaletti”, i fenomeni odierni sono ancora più pericolosi. Magari è una mia dispercezione, ma sui social mi sembra di vedere un proliferare di profili di questo tipo (Il CNOP ovviamente non vede, non sente e non parla, come le 3 scimmiette nell'immagine a destra).

Comunque se ti piace questo lavoro o l’idea di farlo, fallo e basta, ignora tutti e tutto, me compreso e segui i tuoi obiettivi, possibilmente ancorato alla realtà e senza fare daydreaming.

Vito Lupo