7 cose che devi sapere sulla psicoterapia (in realtà sono molte di più).
1- Siamo tutti insoddisfatti. I nostri bisogni ci invocano: creativi, affettivi, esplorativi, professionali, di realizzazione, sessuali, amicali, ecc. Quando non rispondiamo, pensieri intrusivi, emozioni negative, sensazioni fisiche o relazioni insoddisfacenti deteriorano la qualità della vita. A chi più e a chi meno, pochi lo ammettono. Al giorno d’oggi per vari motivi, molto di più di 30 anni fa.
2- La maggior parte di questi bisogni insoddisfatti si sono originati nella nostra infanzia, quando a doverli soddisfare erano gli adulti. Se non lo hanno fatto bene, ciò che rimane al bambino sono stati di angoscia, ansia, tristezza, vergogna, rabbia che a quell’età non si possono elaborare da soli. Rimane tutto scritto dentro, nel cervello e nel corpo. Anche questi sono traumi, meno evidenti, ma ancora peggiori perché costanti e considerati innocui: criticare, trascurare, limitare l’autonomia, colpevolizzare, banalizzare, scoraggiare, ecc. La persona diventa quello che il bambino ha vissuto, e ci crede.
3- Se i genitori sono disturbati anche i figli lo saranno, e se i figli hanno un disturbo e perché anche i genitori lo hanno. Non c’è scampo, non ci facciamo illusioni, funziona così. Ma in terapia si lavora su chi viene in terapia, non su chi non è presente.
4- Non esiste un genitore sano e perfetto. Piuttosto che negare o autocolpevolizzarsi teatralmente di aver sbagliato tutto, i genitori dovrebbero semplicemente ammetterlo, anche con umorismo, cercando di capire come aiutare i figli. A qualsiasi età.
5- I traumi possono essere di vario tipo, ci sono quelli improvvisi, a rischio di vita, violenti o sessuali, ma anche quelli più silenziosi come le umiliazioni, trascuratezze e incomprensioni quotidiane. Sembrano anche comportamenti educativamente giusti, ad es: “Gli dico ché è scarso per spronarlo”, “Se corre troppo suda però gli do tanto affetto”, “Mia figlia vuole sempre stare col telefono in mano, è felice così”. Date il premio del secolo a questi genitori. I traumi non passano, mai, nemmeno dopo 60 anni, stanno sempre lì, ci indeboliscono sempre di più e assumono nuove forme col passare del tempo.
6- Il primo passo per stare meglio è prendere coscienza che tanti vissuti, eventi, episodi, trascuratezze relazionali, disattenzioni, umiliazioni sono avvenute e agiscono ancora. Ci fanno mangiare troppo, non ci fanno dormire bene, ci causano ansia, irritazione o tristezza, ci fanno avere relazioni infelici o isolarci, ci fanno sentire fame d’aria, stomaco duro o tensioni muscolari. Spesso diventano malattie fisiche.
7- Sapere quello che è successo non basta, bisogna sentirlo e riviverlo. Spesso i miei pazienti dicono: “Ma io so che è successo, ricordo tutto, mi è tutto chiaro”. Sono molto attenti e molto intelligenti, è vero. Ma la consapevolezza intellettuale non basta. Certe esperienze dolorose bisogna riviverle a livello viscerale, somatico, esperienziale, nel qui e ora, a volte piangedo calde lacrime. La psicoterapia non è “curare con le parole”, questa è una grande sciocchezza, portata avanti da vecchi baroni arrugginiti della psicologia. Le parole non bastano. Bisogna smuovere il corpo, risvegliare sensazioni, attivare immagini, riscrivere copioni, migliorare l’assetto motorio e viscerale, spostare percorsi cognitivi, somatici e neuronali che da decenni hanno tracciato sempre lo stesso corso.
Per risentirsi finalmente al sicuro.
Queste sono le sfide e le promesse di una psicoterapia efficace.
NB - Il post è ispirato al video ma non è una traduzione fedele.
https://www.youtube.com/watch?v=2Xi2ty-uHe0