La pigrizia non esiste
Capita che ci giudichiamo per il fatto di “essere pigri”, a volte in modo severo. Dopotutto fa parte dei 7 vizi capitali (accidia) quindi è comprensibile vederlo come un atteggiamento sbagliato. Anche Dante colloca i pigri all’inferno (ignavi), quindi figuriamoci, se lo dicono Dante e la religione…
In realtà la pigrizia, un po' come la noia, è uno stato fisico-mentale temporaneo, destinato a terminare, se non viene in qualche modo rinforzato.
Può essere la risposta reattiva a qualche schema interno. Ad es. Mi vedo inadeguato, limitato nella soddisfazione dei miei desideri, incapace di perseguire un obiettivo e arriva quindi la pigrizia come reazione incarnata disadattiva. A volte può essere una modalità simil-depressiva per rispondere a un bisogno più profondo di amore, cure, vicinanza affettiva, una risposta alla solitudine e all’immagine di Sé solo e non amabile.
In molti casi può essere invece una risposta allo stress, alla stanchezza, in questo caso è una reazione fisiologica adattiva, soddisfa il bisogno di riposo.
Ipotesi molto suggestiva, di stampo evoluzionistico, è che la pigrizia sia la temporanea e contemporanea disattivazione dei Sistemi Motivazionali Interpersonali, per qualche istante, non c’è nessun bisogno biologico e psicologico che chiede di essere soddisfatto. Ipotesi affascinante ma difficile da dimostrare.
Nel corso del tempo l’atteggiamento pigro può rafforzarsi a automatizzarsi, soprattutto se noi stessi e gli altri continuiamo a giudicarci per questo e crediamo quindi di essere davvero sbagliati o indegni. A questo punto spesso, può diventare uno stato mentale duraturo, la persona diventa “pigra”, si autoetichetta, e la profezia si autoavvera perché noi ci crediamo.
Quindi, se in origine la pigrizia è la risposta a qualche bisogno non riconosciuto, diventa poi essa stessa, il problema da risolvere, troppo spesso nel modo sbagliato, invalidando ancora di più quel bisogno iniziale e peggiorando le cose. Il nodo centrale è altrove, come diceva qualcuno: “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Vito Lupo