L’abuso di porno come coping secondo TMI (di Vito Lupo and Virginia Valentino)


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L’abuso di pornografia è definito come un consumo eccessivo e incontrollabile di pornografia nonostante le sue conseguenze negative oppure come l’uso di Internet per dedicarsi ad attività sessuali gratificanti.

06/02/2024 | 22:07

L’abuso di porno come coping secondo la Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI)

L’abuso di pornografia è definito come un consumo eccessivo e incontrollabile di pornografia nonostante le sue conseguenze negative (Tan et al., 2022) oppure come l’uso di Internet per dedicarsi ad attività sessuali gratificanti (De Alacron et al., 2019). Tuttavia manca una definizione univoca e si parla di visione compulsiva, visione impulsiva, visione eccessiva, disturbo ipersessuale, ecc.

L’abuso di materiale pornografico è un comportamento sfaccettato che si esprime trascorrendo tempo online a cercare immagini, fumetti o video ritenuti sessualmente eccitanti, attraverso pensieri e impulsi riguardo al porno e attraverso conseguenze che ne derivano. Nonostante ne riconosca gli effetti negativi la persona che soffre di dipendenza da materiale pornografico non riesce a interrompere la messa in atto del comportamento (Goodman, 1990). Infatti, l’abuso di porno può causare sintomi e problemi relazionali come disturbi del sonno, disfunzione erettile, depressione, ecc. (Blinka et al., 2022) e si associa a disturbi d’ansia e dell’umore, disturbi alimentari o sessuali, dipendenza da alcool o droghe, ecc. (De Alarcon et al., 2019).

La maggior parte degli autori considera l’abuso di porno un comportamento compulsivo messo in atto per gestire vulnerabilità psicologiche e bisogni non di natura sessuale. Esso è considerato, infatti, una dipendenza, supportata da anomalie neurobiologiche riscontrabili in altri tipi di dipendenze. Se, infatti, l’uso di pornografia è inizialmente adottato per ridurre l’ansia, la vergogna, la depressione, per migliorare l’umore e gestire stati mentali indesiderati, una volta innescatisi dei circoli viziosi, smette di assolvere questa funzione: l’effetto temporaneo attiva altre emozioni negative che portano la persona a reiterare il comportamento nel tentativo di stare meglio. E’ parere diffuso (Volkow & Baler, 2014; Love et al., 2015; Hanseder & Dantas, 2023) che la pornografia costituisca uno stimolo estremamente gratificante e che livelli elevati di esposizione al porno si traducano in una sottoregolazione o assuefazione della risposta neurale al porno, nel sistema di ricompensa dei neuroni dopaminergici del mesencefalo, striato e corteccia prefrontale. Si presume che ciò determini processi disadattivi in ​​cui il cervello viene “dirottato”, diventando meno reattivo alla pornografia, abbattendo di fatto i processi decisionali coscienti e favorendo la creazione di abitudini, comportamenti compulsivi e/o dipendenza (Kühn & Gallinat, 2014). Tutto ciò porterebbe come conseguenzaa un maggiore bisogno di stimolazione esterna del sistema di ricompensa e una tendenza a cercare materiale sessuale nuovo e più estremo. Al di là dei fondamentali fattori neurobiologici il craving da pornografia è alimentato anche da processi cognitivi e dal pensiero desiderante (Caselli & Spada, 2010; 2011), ovvero da un impegno attivo, volontario a focalizzarsi su pensieri o immagini gratificanti. Rimanere centrati su processi ripetitivi di pensiero alimenta ulteriori pensieri ed emozioni negative sostenendo la messa in atto di comportamenti disadattivi (Wells, 2009) e sintomi clinici (Dimaggio et al., 2019).

Come evidente, sono davvero rari gli studi che mettono in rapporto l’uso esagerato di porno on-line con i disturbi di personalità (Kasper et al., 2015); la maggior parte parla genericamente di tratti di personalità (Sfeir et al., 2022).Nel tentativo di colmare questa lacuna, la nostra intenzione è offrire un diverso modo di leggere questo comportamento, sulla base della Terapia Metacognitiva Interpersonale, secondo le teorizzazioni di Dimaggio et al., (2013; 2019) intendendolo come una strategia di coping disfunzionale legato allo schema interpersonale maladattivo. Lo schema interpersonale maladattivo rappresenta una struttura rigida, ripetitiva e pervasiva attraverso cui gli esseri umani danno significato agli eventi relazionali, sulla base di aspettative legate a come gli altri risponderanno ai nostri desideri. Il centro dello schema patogeno è l’immagine negativa del sé che viene ad essere confermata quando le risposte altrettanto negative dagli altri si realizzano. Per fare un esempio, una risposta critica o sprezzante, a fronte del bisogno di ricevere apprezzamento, può fornire una conferma ad una preesistente immagine di sé in cui la persona si percepisce di scarso valore. L’attivazione dello schema, a fronte di un evento interpersonale concreto o atteso, genera pensieri ma soprattutto emozioni e stati corporei. E qui entrano in gioco le strategie di coping disfunzionali, in quanto tentativi maladattivi di sovramodulare o abbattere le emozioni schema collegate. Esistono coping cognitivi come la ruminazione, il monitoraggio e le varie forme di pensiero perseverativo e coping comportamentali come l’evitamento, il perfezionismo, l’abuso di droghe o l’attacco aggressivo.

L’abuso di porno come coping secondo la Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI)

Tra queste strategie rientra l’utilizzo di materiale pornografico: è un tentativo di modificare la qualità o l’intensità dell’attivazione fisiologica legate alle emozioni. Le strategie di coping hanno il vantaggio di creare un benessere momentaneo ma non incidono sulla visione del mondo né sullo schema che guida la persona, generando inoltre una serie di effetti negativi. Nel caso della pornodipendenza, ad esempio, terminato l’eccitamento sessuale, la persona tornerà allo stato doloroso di partenza; se questo sarà intollerabile, egli attuerà di nuovo il comportamento generando un vero e proprio circuito di dipendenza molto simile a quello di altre dipendenze comportamentali o da sostanze. La gratificazione ottenuta, diventa un bisogno primario per il cervello; tuttavia, per ottenerla sono necessarie dosi sempre maggiori della sostanza o nel nostro caso, di materiale pornografico considerato più eccitante.

Tenteremo ora di spiegare quanto detto fin qui attraverso il caso clinico di un paziente con un disturbo evitante di personalità, tratti di narcisismo covert e depressione. Sandro ha 37 anni ed è un avvocato soddisfatto della sua carriera e intrattiene con i colleghi e i clienti delle relazioni formali. Sandro non ha molti interessi, gli piace il cinema d’autore e trascorrere del tempo nell’orto di famiglia. Ha una relazione stabile da oltre 12 anni, convive con la compagna che è spesso fuori per lavoro, non hanno e non desiderano avere figli. Giunge in terapia perché si sente spesso devitalizzato e spento. Tralasciamo, per motivi di spazio, i dettagli sulle informazioni di vita di Sandro e ci focalizziamo sulla sua richiesta: non ha più interesse sessuale nei confronti della sua compagna e non ha remore nel riportare, già in prima seduta, la sua necessità di masturbarsi più volte al giorno cercando video porno su internet. Esplorando vari episodi narrativi, capiamo che Sandro abusa di pornografia fin dall’adolescenza, comportamento rafforzatosi negli ultimi anni grazie alla cronicizzazione del suo funzionamento e alla capillare diffusione del porno sul WEB. Il paziente si muove nel mondo attraverso uno schema interpersonale di questo tipo: egli desidera sentirsi accolto dagli altri e far parte del gruppo ma sentendosi estremante buffo e ridicolo, si aspetta dagli altri distanza ed esclusione. Sandro non riesce a contattare il desiderio sano di inclusione, teme così tanto l’esclusione che evita ogni tipo di rapporto e vicinanza con gli altri, alimentando in questa maniera l’isolamento e la quota di distanza relazionale. In sintesi, nel tentativo di proteggersi genera le condizioni per ottenere quello che più non vorrebbe. Sandro, guidato da questo schema patogeno, prova spesso tristezza, abbattimento e devitalizzazione. Per uscire da questo torpore, ha “imparato” fin dall’adolescenza a guardare materiale porno (prima noleggiava film, adesso visiona siti di vario genere) per masturbarsi, uscire transitoriamente dallo spegnimento e rincorrere un piacere momentaneo che trasforma la devitalizzazione in eccitamento per poi, ciclicamente, ricadere in uno stato di tristezza e spegnimento che tenta nuovamente di regolare, appunto, attraverso il consumo di altro materiale pornografico.

In questo contributo abbiamo fornito un nuovo modo di intendere i comportamenti di abuso di materiale pornografico. Crediamo che l’importanza di una lettura del genere stia nel non ridurre l’interpretazione dei comportamenti di addiction come un sintomo a sé stante e isolato, ma di inserirlo all’interno di un intricato meccanismo disfunzionale di personalità, con un funzionamento intra e interpersonale molto complesso che prevede schemi interpersonali e strategie di coping. Il vantaggio di una comprensione del genere risiede nella possibilità di rendere il paziente consapevole di quello che fa e del perché. In TMI riteniamo fondamentale condividere con il paziente i meccanismi del suo funzionamento per vari motivi: nel caso il paziente si ritrovi nella formulazione costruita assieme, avrebbe una visione chiara dei meccanismi che generano sofferenza ma anche delle risorse e parti sane che potrebbe attivare per stare meglio, per costruire una rotta da seguire per favorire il cambiamento. Inoltre, consolida le capacità autoriflessive, metacognitive e di differenziazione dalla propria sofferenza; inoltre, questa formulazione è necessaria per un trattamento efficace e risolutivo di cui parleremo nel prossimo contributo, mostrando come, successivamente alla formulazione condivisa del caso, sia stato possibile intervenire sulla dipendenza di Sandro, attraverso un contratto terapeutico ben definito e l’applicazione di tecniche esperienziali e strategie adattive di regolazione emotiva che hanno sostituito le strategie disadattive.

Bibliografia

Blinka, L., Ševčíková, A., Dreier, M., Škařupová, K., Wölfling, K. (2022). Online Sex Addiction: A Qualitative Analysis of Symptoms in Treatment-Seeking Men. Front Psychiatry. 2022 Jul 7;13:907549. doi: 10.3389/fpsyt.2022.907549. PMID: 35873234; PMCID: PMC9302710.

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De Alarcón, R., De La Iglesia, J.I., Casado, N.M., Montejo, A.L. (2019). Online Porn Addiction: What We Know and What We Don’t-A Systematic Review. J Clin Med. 2019 Jan 15;8(1):91. doi: 10.3390/jcm8010091. PMID: 30650522; PMCID: PMC6352245.

Dimaggio, G., Montano, A., Popolo, R., Salvatore, G. (2013). Terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Dimaggio, G., Ottavi, P., Popolo, R., Salvatore, G. (2019). Corpo, immaginazione e cambiamento. Terapia metacognitiva interpersonale. Milano: Raffaello Cortina.

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Hanseder, S. Dantas, J.A.R. (2023). Males’ Lived Experience with Self-Perceived Pornography Addiction: A Qualitative Study of Problematic Porn Use. Int J Environ Res Public Health. 2023 Jan 13;20(2):1497. doi: 10.3390/ijerph20021497. PMID: 36674250; PMCID: PMC9861829.

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